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Rabbia
Assunta (sabato 8 settembre 2012) Categoria: Rabbia
LAVORO ADDIO!
23:10 DEL 08-09-2012
Questa sera non ho bambini per casa, il silenzio regna sovrano, sono seduta in poltrona e mentre il sugo per domani cuoce ed emana nell'aria un gradevole profumo, io penso a tutti quelli che per la perdita del lavoro, si sono suicidati, come spiegavo nel post precedente. Forse la mia è una spiegazione semplicistica e le cose sono più complesse di come le vedo io, però spesso mi chiedo: una persona che ha sempre lavorato, ha sempre pagato le sue tasse, il suo affitto le sue utenze e tutto ciò che concerne il quotidiano, all'improvviso perde il lavoro, cadono tutte le sue sicurezze, non può più onorare i vari pagamenti, quindi risulterà un cattivo pagatore, perderà la casa e tutte le sue sicurezze, di chi è la colpa? se non può pagare come farà? nel suo caso, però la burocrazia non si ferma, equitalia aumenta le sue pendenze giorno dopo giorno e diventano come una valanga che è partita da un granello di neve, che fare? Io sentendo le persone che incappano in questa misera cosa, non capisco, se uno il lavoro non l'ha più, come minimo dovrebbero bloccarsi tutti i suoi pagamenti e non farli crescere a dismisura, se il lavoro non c'è che deve fare? Ed ecco la liberazione, il suicidio! Ma non ci sarebbero delle soluzioni a questo dramma?
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mafalda (domenica 9 settembre 2012)
Forse mi ripeterò , ma il mio pensiero non cambia .Ammetto la depressione per la perdita del lavoro ma il suicidio non puo' essere la soluzione nè la liberazione dai problemi ,e'semplicemente un scaricare su chi resta oltre ai debiti ,altri guai.Sicuramente si perderanno delle certezze ,nella peggiore ipotesi si perderà la casa , ma se l'aspirante suicida ha famiglia non può non considerare il loro dolore , se invece è single ,consideri che da solo è meno difficile risalire la china .I miei genitori ,i miei nonni e la gente che ha vissuto le guerre, mi ha raccontato di tempi non molto diversi da quelli di adesso , eppure l'idea del suicidio non è mai balenata , forse perchè essendo vissuti in periodi di sacrifici , sapevano rinunciare al poco invece noi non sappiamo rinunciare al molto .


Francesco (lunedì 10 settembre 2012)
Pienamente d'accordo con Mafalda! Il suicidio non è mai la soluzione del problema, Se si trova il coraggio di suicidarsi, si deve sopratutto trovare il coraggio di andare avanti, anche se si deve rinunciare a molte cose. Per morire c'è sempre tempo se il destino lo permette! Cosa dovrebbero fare allora quelli che in Africa ed anche in altri paesi non hanno niente se non la loro povertà e la vita piena anche di malattie sovente fin dalla nascita???
Assunta (lunedì 10 settembre 2012)
13:31 del 10-09-2012
Pienamente daccordo con voi, penso che il siucidio sia un momento di vigliaccheria piena, però non riesco a mettermi nei panni di tutte quelle povere persone che da un momento all'altro non sanno più come andare avanti, non viene a mancare il superfluo o il di più, ma tutto, certamente togliersi la vita non è la soluzione, ma questo lo diciamo noi dal di fuori della cosa, ma quando non c'è più nulla nemmeno per far mangiare i propri figli, quando la burocrazia ti porta via anche la dignità di uomo, io penso subentri una spece di rassegnazione e
disperazione tali, che annebbiano la vista, la paura manda in frantumi il cervello, ed ecco che succede ciò che mai un essere umano dovrebbe fare, Certo è da condannare un comportamento del genere, ma chi aiuta in questi frangenti? Il governo? i parenti? Gli amici? ma quando!!!!!!! Restano soli con se stessi, accompagnati soltanto dalla solitudine e dalla disperazione, con la consapevolezza che non sono più capaci di rialzare la testa, io penso che sia una condizione assurda e tremenda, anche se credo fermamente che il suicidio non sia la soluzione.


Nik (lunedì 10 settembre 2012)
MI associo con voi cari amici, nel dire che il suicidio sia un aspetto dell'esistenza umana da non condividere, senz'altro da condannare. C'è sempre un motivo e uno stimolo da cercare nell'andare avanti nella soluzione dei problemi che affliggono l'uomo! Riporto pero', il caso di una persona che ho conosciuto circa 30anni fa, un ex ufficiale dell'esercito dell'ultima guerra. Un forte fumatore il quale, un giorno, si ammalo' di cancro ai polmoni. I figli, ne aveva tre e tutti e tre medici, per lenire e rendere piu' sopportabili i dolori di cui era afflitto, iniziarono a dargli la morfina per non farlo soffrire. Era un uomo di cultura, socievole, educato; una brava persona. Un giorno, stremato da dolori devastanti, prese la pistola d'ordinanza che aveva conservato e si sparò pur di non continuare in quella sua atroce sofferenza fisica che nemmeno la morfina riusciva ad allievare. Da un comune amico, seppi che l'estremo gesto era stato dettato esclusivamente dai suoi patimenti giornalieri non piu' sopportabili, strazianti, fortissimi. Sapeva di dover morire, sapeva che niente e nessuno avrebbe potuto salvarlo e soprattutto allontanarlo da terribili dolori che gli laceravano le carni. Un lucido disegno il suo, sicuramente non dettato da follia ma solo dalla possibilita' di non continuare in una sofferenza atroce e senza ritorno, nonostante l'amore dei figli intorno a sè. Ebbene, cari amici, non sono mai riuscito a condannarlo. Pace a lui, ovunque sia.
Nik (lunedì 10 settembre 2012)
P.S. Desidererei un vostro parere in merito.
Assunta (martedì 11 settembre 2012)
01:28 del 11-09-2012
E' dura caro Nik dare un parere su una tragedia del genere, non si può condannare un gesto estremo, quando i dolori sono atroci ed insopportabili, in alcuni frangenti siamo deboli e spaesati e l'unica soluzione sembra sia l'unica che può alleviare le sofferenze, anche se lui non ha fatto altro che anticipare la sua dipartita, come quel povero centenario che oggi o ieri si è sparato in chiesa, come giudicarli? Anche se il gesto è riprovevole, io non riesco a condannare,
per capire bisogna provare.
mafalda (martedì 11 settembre 2012)
@Nik :
La paura della sofferenza fisica puo' diminuire la responsabilità di colui che commette il suicidio ;nessun giudizio solo un senso di pietà deve farsi strada nel nostro cuore oltre che per lui anche per coloro che in famiglia sono rimasti distrutti da tale evento . Ogni essere umano è una ricchezza , dal più intellettualmente dotato alla più umile creatura che esista sulla terra , quindi il rammarico di chi resta è di non aver potuto far tesoro delle sue qualità, dei suoi consigli e della sua presenza. Che Dio ci preservi da situazioni che non hanno via di ritorno.

Assunta (martedì 11 settembre 2012)
16:40 del 11-09-2012
Vedete cari amici, per essere in tema, non hanno ancora messo in opera di alzare le barriere sul ponte, che un altro disperato ieri si è buttato di sotto. Peccato! Il ponte, uno dei più alti d'Europa, dal quale si gode una vista mozzafiato, degna dell'acquarello di un pittore, sia stato denominato: io ponte della morte.
mafalda (martedì 11 settembre 2012)
Mi dispiace Assunta , la morte volontaria di un uomo è una sconfitta per il genere umano . Vuol dire che non siamo riusciti a trasmettere che in fondo la vita è bella .
Assunta (martedì 11 settembre 2012)
20:30 del 11-09-2012
Esatto cara amica, la vita è troppo bella ed importante, per essere gettata via così!
dora (mercoledì 12 settembre 2012)
Voi sapete che io non credo in una seconda vita "immortale", perciò per me QUESTA è decisamente troppo preziosa per buttarla via, qualunque sia la causa che determina la spinta a farla finita. Inoltre nel suicidio c'è troppo spesso la voglia di "farla pagare" a qualcuno che purtroppo resta per sempre nella sgradevole condizione di non poter fare più niente per cambiare le cose. NO, non giustifico chi si uccide, lo vedo come il più estremo gesto di vigliaccheria... Faccio una sola eccezione: la sofferenza del degrado fisico dovuto alla malattia.
Avere male è disumano e vivere solo perchè si respira ancora non è VITA. Perciò desiderare di morire è lecito, ma in questo caso sarebbe auspicabile poter usufruire della eutanasia così detta assistita. E infatti, non sono d'accordo con le forme di accanimento terapeutico, nè con quelle della nutrizione parenterale forzata. Che senso ha??
Che ne pensi Nik? Sono stata esaustiva?












Francesco (mercoledì 12 settembre 2012)
Per rispondere a Nik, sono d'accordo con Dora. Penso che un suicidio, per problemi finanziari od altri che possono essere risolti ed anche se non fosse possono essere sopportati anche se ciò indurrebbe ad un radicale cambio di vita od almeno di modo di vivere, non sia plausibile ed è un modo vile di risolvere le cose. In contrapposto la sofferenza fisica e continua ed irrisolvibile può a mio avviso giustificare chi decida di farla finita. So bene che non è una soluzione, ma la personalità umana in questi casi diventa debole e fragile.
Assunta (giovedì 13 settembre 2012)
00:28 del 13-09-2012
Penso che sia tutta questione di carattere, magari l'essere debole, mal sopporta i disastri che all'improvviso si affacciano nella sua vita, ed anche se è vigliaccheria, non riescono a far fronte con coraggio ai guai che ne derivano, ognuno di noi cerca di affrontare la vita come meglio riesce ma non tutti come dicevo siamo uguali, ciò che è risolvibile per gli uni, è una tragedia senza rimedio per gli altri.
Nik (domenica 16 settembre 2012)
Cari amici, rispondo con ritardo a Dora per quanto concerne il suicidio (tema proposto da Assunta qualche giorno fa.) Certo Dora che sei stata esaustiva, così come lo è stato Francesco. Sicuramente, nei casi di terribili patimenti fisici, attendere la morte e continuare a vivere nella feroce sofferenza, è un aspetto dell'esistenza umana che non riuscirei a tollerare. Occorre essere fortunati anche (e soprattutto) nel morire. Certo, la fede aiuta e non poco; quella fede che, essendo un dono, non è comune a tutti e che puo' aiutare( tanto )nel sopportare momenti della vita terribili da offrire al Signore. Ma credere o non credere, nell'attesa di andarsene all'altro mondo tra atroci sofferenze, si è soli. Soli a soffrire, a patire, quando si sta per morire. Meglio togliere la spina!!! E non credo che il Padreterno, nella sua misericordia, possa mai condannare chi è gia' stato così sfortunato nella propria vita terrena.
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